Un’opera per me è come un luogo di incontro con una capacità di sentire, con una umanità che ha spostato, anche solo di poco il proprio limite e ora si muove su un confine nuovo, come stesse continuamente imparando a vedere qualcosa che continuamente si rinnova.
Fare un opera è come creare un universo all’interno del quale accadono cose sconosciute, inaspettate, che ci svelano qualcosa di noi stessi, del nostro sguardo, della nostra capacità di connettere ciò che è fuori e ciò che è dentro, ciò che è dentro e ciò che è oltre…
Da qualche anno la mia ricerca si è spostata verso l’astrazione. Lavoro molto con la materia, con il colore e con la geometria, soprattutto con le linee, la mia geometria è molto “gentile”, le mie linee somigliano più che altro a sentieri ed è così che mi sento quando le traccio, come qualcuno che sta percorrendo una strada…
Le opere nascono per lo più da un insieme di situazioni, per esempio: un luogo che ho visitato, un paesaggio, uno spazio, un colore, una luce, una certa atmosfera che si distingue e dura per un tempo più o meno lungo, a volte per molti giorni… e si fissa; può essere accompagnata anche da parole, o da suoni...